L'ultimo viaggio di Amundsen by Monica Kristensen

L'ultimo viaggio di Amundsen by Monica Kristensen

autore:Monica Kristensen [Kristensen, Monica]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788870915815
editore: Iperborea
pubblicato: 2019-05-27T22:00:00+00:00


La nave da caccia Braganza sul ghiaccio a nord delle Svalbard. Sul ponte, l’aereo utilizzato da Riiser-Larsen per le ricerche.

Dopo appena venticinque minuti di volo Lützow-Holm invertì la rotta e tornò alla Braganza. Non avendo a bordo una radio, i piloti non potevano comunicare le ragioni di questa virata, così anche Riiser-Larsen e Bastøe invertirono la rotta e lo seguirono, per poi scoprire che le candele del motore dell’F36 si erano consumate e il fusibile era bruciato. Dopo aver sostituito le candele e riparato il motore, gli aerei ripartirono, stavolta puntando dritto verso la zona in cui era stato localizzato per l’ultima volta l’accampamento di Nobile. Sempre tenendosi bassi, gli Hansa sorvolarono tutta l’area. Il ghiaccio invernale era in via di scioglimento: ampi canali di mare si diramavano in tutte le direzioni e grandi bacini d’acqua nera e lucente, stretti ghiacciai e buche creavano un articolato disegno di luci e ombre. Dagli aerei era praticamente impossibile avvistare delle persone.

I due Hansa stavano per virare verso ovest quando a est videro qualcosa che a entrambi sembrò il pallone del dirigibile. Gli aerei salirono a una quota di circa mille metri, quella di sicurezza per l’F36 che aveva riscontrato problemi al motore. Anche se alla fine si fosse fermato, sarebbe riuscito a proseguire a motore spento per qualche chilometro fino a trovare un punto adatto per atterrare. L’emozione saliva via via che si avvicinavano e la delusione fu grande nel constatare che l’ombra scura che avevano visto era soltanto un ghiacciaio tabulare. I due aerei norvegesi si trovavano molto più a est di prima, al limite della distanza che potevano raggiungere e con il motore dell’F36 che dava ancora qualche problema. Tuttavia tornando corsero il rischio di fare qualche altra piccola deviazione. All’altezza di Nordenskiøldbukta i piloti notarono le tracce lasciate dalla slitta di Tandberg, il contabile della Store Norske, e del cacciatore Hilmar Nøis. Avevano lasciato la Hobby da cinque giorni e avevano già coperto un’ampia area lungo la costa. Il mare ghiacciato aveva consentito una velocità sostenuta e ora si avvicinavano a Scoresbyøya. Anche da cinquecento metri di quota i piloti poterono individuare altre tracce, grosse impronte mischiate a quelle dei cani e degli sci. Uno o più orsi polari stavano seguendo la slitta. Ma i piloti non si preoccuparono. Tandberg e Nøis erano veterani delle Svalbard, con molti svernamenti alle spalle.

Dopo oltre quattro ore di volo, gli Hansa atterrarono nel grande canale di fianco alla Braganza, nello Stretto di Beverly, ma il cilindro del motore dell’F36 aveva cominciato a grippare. Per tutta la giornata di lunedì 18 giugno i meccanici lavorarono alla sostituzione del motore. Dopo una serie di voli di prova si scoprì che il motore di riserva aveva lo stesso problema di quello appena sostituito.

Nøis e Tandberg erano in viaggio con la slitta dal 13 giugno e solo quando rientrarono allo Stretto di Beverly vennero a sapere che i sopravvissuti dell’Italia si erano divisi in due gruppi. Neanche dai migliori punti di osservazione trovati tra i ghiacci dell’interno, però, avevano avvistato tracce umane.



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